Speciale Ghinea #2: intervista a Coletiva Feminista Non Gratxs
Benvenutu al secondo numero speciale di Ghinea, la newsletter che esce l'ultimo giorno di ogni mese ma che talvolta fa anche capolino nella posta elettronica senza preavviso, sperando sempre di essere un'ospite gradita. Nel primo speciale ci siamo occupate di teoria queer; oggi invece affondiamo i denti nell'attualità e voliamo in Brasile, dove ricorre il triste anniversario dell'omicidio della consigliera comunale di Rio de Janeiro Marielle Franco, favelada lesbica e nera.
Quando Marielle è stata uccisa (proprio perché favelada, proprio perché lesbica, proprio perché nera — e soprattutto proprio perché incapace di tacere al riguardo) l'indignazione e il dolore hanno oltrepassato i confini del Brasile e hanno riempito le piazze di tutto il mondo oltre a quella di Rio de Janeiro. Marielle parlava per gli ultimi e lo faceva con coraggio: la sua lotta era concentrata sugli abusi e gli omicidi commessi nelle favelas da forze dell'ordine e corpi paramilitari, che denunciava senza troppi giri di parole né eufemismi. È a tale rigorosa e appassionata ricerca di verità e giustizia che si devono non solo i suoi numerosi nemici, che le hanno teso un agguato e non contenti dell'esecuzione si sono anche impegnati a screditarla da morta, ma anche tutte le persone che pur non avendola conosciuta continuano ad ammirarla e si impegnano per tenerne viva la memoria. Nel frattempo, nell’anno trascorso dall’omicidio di Marielle la ricerca dei colpevoli è arrivata a toccare le alte sfere evidenziando un legame tra la milizia maggiormente sospettata del delitto e Flavio Bolsonaro, il figlio del presidente da poco eletto.
Le elezioni presidenziali brasiliane si sono svolte lo scorso ottobre e il tracollo del PT (Partido dos Trabalhadores, il maggior partito di sinistra del paese) ha scandalizzato gli osservatori internazionali tanto quanto aveva fatto due anni prima la vittoria di Trump negli Stati Uniti. Con l'elezione dell'ex militare Jair Bolsonaro il Brasile si è preparato a un enorme arretramento non solo in fatto di diritti civili, come risulta evidente dalle orgogliose dichiarazioni misogine, omofobe e razziste che Bolsonaro esterna da anni e ancora di più in campagna elettorale, ma anche in fatto di politiche sociali e ambientali. Bolsonaro non crede nella catastrofe climatica (il suo ministro degli esteri ritiene che si tratti di un complotto marxista) e non vede l'ora di gettare la Foresta Amazzonica in pasto alle lobby agricole, a discapito degli indigeni che la abitano. Degna di attenzione è anche la scelta di un esponente della Scuola di Chicago, già famosa per aver elaborato la ricetta economica che Pinochet fece ingoiare al Cile con la dittatura, come ministro dell'economia: da Paolo Guedes, accademico e banchiere, la popolazione brasiliana può aspettarsi privatizzazioni dei servizi, deregulation e tagli ai servizi statali, tutte politiche che faranno impazzire gli investitori locali e stranieri ma accresceranno le disparità, e dunque le tensioni, sociali. È tuttavia importante tenere presente che Bolsonaro non è nato nel vuoto e che le ragioni della sua ascesa al potere vanno ricercate con cura nel passato prossimo del paese.
Di questo e altro abbiamo parlato con il collettivo femminista di São Paulo, Non Gratxs, per ricordare Marielle e discutere la situazione brasiliana insieme a chi la sta vivendo sulla propria pelle con sconforto e dolore ma anche con grande voglia di resistere. Una piccola precisazione: la nostra chiacchierata con le ragazze è avvenuta qualche giorno prima della clamorosa notizia dell’arresto di due ex poliziotti sospettati di essere i killer di Marielle, e quindi non abbiamo potuto commentarla con loro. Buona lettura!
Cominciamo con le presentazioni. Ci raccontate qualcosa su di voi e sulle vostre attività?
Noi siamo il collettivo femminista Non Gratxs e siamo di base a São Paulo, in Brasile. Il collettivo è nato nel 2013 in risposta al sessismo nella scena musicale hardcore. Abbiamo deciso di unire le forze e di aumentare la presenza femminile in quello specifico contesto perché ci sentivamo ignorate. Nel tempo, abbiamo organizzato alcuni eventi e pubblicato due zines. Negli ultimi anni ci siamo concentrate maggiormente su progetti personali, pur continuando a mantenere attiva la nostra pagina Facebook condividendo notizie brasiliane e internazionali che hanno un impatto sulla vita delle donne.
Nell'immagine: Marielle Franco nella favela di Maré, Rio de Janeiro
[Alt Text: Marielle Franco sorride mentre cammina lungo una strada della favela di Maré, Jio de Janeiro]
Parliamo di Marielle Franco: chi era e perché è stata assassinata?
Marielle Franco era una consigliera comunale di Rio de Janeiro. Era lesbica e nera e il suo impegno era rivolto principalmente a queste minoranze, ai loro bisogni e alla loro tutela. Marielle stava denunciando pubblicamente, attraverso il suo account Twitter e in consiglio comunale, una serie di abusi perpetrati dalla polizia, specialmente nella favela Maré da cui lei stessa proveniva. È stata uccisa il 14 marzo 2018, pochi giorni dopo aver twittato a proposito dell'omicidio di un ragazzo che stava tornando a casa dalla chiesa. Si pensa che il suo omicidio sia stato ordinato dalla milizia di Rio de Janeiro, un gruppo formato da ex poliziotti espulsi dall'Arma. La milizia dovrebbe occuparsi della sicurezza delle favelas e nello specifico di disperdere gli spacciatori di droga. Ma non va affatto così.
Oggi è stato ucciso un altro ragazzo, probabilmente dalla polizia. Matheus Melo stava rientrando a casa dopo essere stato in chiesa. Quante altre persone dovranno morire perché questa guerra possa finire?
Quello che sta succedendo ad Acari è assurdo! E va avanti da sempre! Il Quarantunesimo Dipartimento di polizia è ormai noto come il Dipartimento della Morte. Basta con gli abusi! Basta ragazzi uccisi!
E com'è che va?
Le milizie sono nate nel 1979 per "proteggere" le favelas dai criminali e dagli spacciatori, ma intorno al 2005 si sono inserite anche loro nel traffico di droga. Quindi adesso non solo sono loro a vendere la droga ma si fanno pagare per l'acqua e il gas, decidono chi entra e chi esce dalle favelas e così via. Gli abitanti delle favelas sono i poverissimi, la maggior parte dei quali neri, quindi è su di loro che ricade tutto questo. Le milizie si fanno anche assoldare per omicidi a pagamento e sono dunque coinvolte in numerosi delitti. È importante precisare che tutto questo riguarda Rio de Janeiro, la città di Marielle Franco: non sappiamo se a São Paulo o in altre grandi città ci sia la stessa situazione.
Nell'immagine: ritratto fotografico di Marielle Franco affisso al muro della scalinata di Rua Cristiano Viana, quartiere Pinheiros di São Paulo.
[Alt Text: ritratto fotografico in bianco e nero di Marielle Franco, sorridente, affisso al muro della scalinata di Rua Cristiano Viana, quartiere Pinheiros di São Paulo. Il manifesto è circondato da graffiti e frasi a ricordo di Marielle.]
Recenti indagini hanno svelato i legami tra uno dei figli del presidente Jair Bolsonaro e la milizia sospettata di aver assassinato Marielle. Facciamo allora un passo indietro: chi è Jair Bolsonaro? Qual è la sua storia politica e come è arrivato al potere?
Jair Bolsonaro è stato consigliere comunale a Rio de Janeiro per ventisette anni prima di diventare presidente. La sua elezione è il risultato di un processo che va avanti dal 2013, quando le rivolte organizzate dai movimenti di sinistra sono state intercettate e cooptate dai conservatori: il loro motto era "Basta corruzione". Da quel momento in Brasile abbiamo assistito a un'enorme polarizzazione politica, causata dal diffondersi di fake news e dalla storica mancanza di consapevolezza politica dei brasiliani. Il culmine di questo processo è stata l'elezione di Bolsonaro, liberale per quanto concerne l'economia e conservatore in materia sociale.
L'arresto per corruzione del candidato del PT Lula a pochi mesi dalle elezioni è stato un elemento decisivo per la vittoria di Bolsonaro ed è visto dai più come un caso di giustizia a orologeria, soprattutto considerato che secondo tutti i sondaggi Lula avrebbe vinto senza fatica. Voi cosa ne pensate, e qual è il vostro giudizio sull'operato del PT negli anni in cui ha effettivamente governato?
Si pensa che l'arresto di Lula sia stato una mossa politica perché è stato reso possibile da una scappatoia legale: una persona che sia colpevole di qualche reato può cioè andare in prigione anche se ha altre istanze da presentare. Secondo alcuni giuristi questa interpretazione è corretta, secondo altri invece è illegale. Il codice penale è ambiguo al riguardo, per questo a nostro parere Lula è stato messo in galera solo perché se fosse restato a piede libero avrebbe vinto le elezioni. Peraltro, questo è solo l'ultimo di una serie di boicottaggi nei confronti del PT che è iniziata con l'impeachement di Dilma Roussef ad agosto del 2016. Da quel momento il PT è stato soggetto a molte critiche, anche provenienti da partiti e attivisti di sinistra, perché non è considerato coerente coi suoi stessi valori: per esempio, continuano a stringere alleanze con gli stessi partiti di destra che hanno votato l'impeachment di Roussef. Inoltre hanno letteralmente aspettato l'ultimo momento prima di designare un altro candidato alla presidenza: Lula era già in arresto, ma hanno continuato a impiegare avvocati ed energie per cercare di tirarlo fuori di prigione e farlo partecipare. Quando alla fine sono rimasti con l'acqua alla gola e senza nessuno a cui rivolgersi hanno finalmente presentato Fernando Haddad. Che ha perso con un enorme distacco.
Nell'immagine: murale dell'artista portoghese Vhils realizzato nell'edificio abbandonato del Panorâmico de Monsanto, a Lisbona (settembre 2018). Qui un video che documenta la realizzazione dell'opera.
[Alt Text: ritratto di Marielle Franco inciso sul muro prospiciente la terrazza del Panorâmico de Monsanto, Lisbona.]
L'elezione di Bolsonaro è stata facilitata dalla diffusione di idee regressive in fatto di diritti civili, nostalgia per la dittatura militare, aperte dimostrazioni di razzismo, misoginia e omofobia, oltre che un completo disinteresse per ogni questione ambientale. Cosa è stato realizzato da quando è in carica? Chi sono i suoi "partner" internazionali?
Il governo Bolsonaro è appena iniziato e già è possibile capire che il suo mandato sarà diretto dagli interessi delle forze armate e delle grandi corporazioni, a scapito delle minoranze (gruppi indigeni, persone nere, donne, cominità LGBTQ+, ecc.) e dei diritti umani. Queste alcune delle azioni eseguite nelle prime settimane del suo governo: il Ministero dell'Agricoltura — diretto da Tereza Cristina, una parlamentare che ha legami con l'agribusiness — è stato incaricato di demarcare le terre indigene; il Ministero del Lavoro, insieme a vari altri, è stato bloccato, molti funzionari pubblici sono stati licenziati con la scusa che avevano diffuso post sui social media durante l'impeachment di Roussef e le elezioni (ma solo nel caso avessero promosso PT o altri partiti di sinistra). Proprio in contemporanea con il carnevale — la maggiore celebrazione culturale brasiliana, che peraltro dirotta tutta l'attenzione delle persone dall'attualità e dalla politica — il Ministero dell'Energia ha annunciato un piano per permettere esplorazioni minerarie nelle terre delle popolazioni indigene. Il governo Bolsonaro è caratterizzato da costante regresso. Il Ministero della Donna, Famiglia e Diritti Umani è guidato da Damares Alves, che si è già dichiarata contraria all'aborto in quanto cattolica (sebbene la costituzione brasiliana del 1988 dichiari lo Stato laico).
Particolarmente preoccupante è la posizione di Bolsonaro sul cambiamento climatico, soprattutto dato che l'area occupata dalla foresta Amazzonica è in gran parte territorio brasiliano. Cosa possono aspettarsi da questa presidenza le comunità indigene che ancora la abitano e che sono costantemente minacciate dalle corporazioni interessate a mettere le mani sui loro territori?
Purtroppo non abbiamo contatti con le popolazioni indigene che potrebbero aiutarci a rispondere alla domanda. Però sappiamo che le loro terre sono minacciate dall'intenzione di Bolsonaro di aprirle all'esplorazione mineraria e all'agribusiness. Qui potete consultare alcune fonti (in portoghese) che trattano la situazione.
Jean Wyllys, deputato apertamente gay, ha da poco rassegnato le dimissioni e ha dovuto lasciare il paese per le troppe minacce di morte ricevute. Secondo voi l'omofobia si è intensificata negli ultimi tempi? E se sì come?
Sì, si è intensificata. A partire dal 2018, quando la polarizzazione politica di cui vi parlavamo si è fatta più evidente, e in concomitanza con la maggior rilevanza pubblica di Bolsonaro e delle sue sparate omofobiche, razziste e misogine, il numero di omicidi e violenze perpetrati contro la comunità LGBTQ+ si è impennato. A ottobre, il mese in cui si sono tenute le elezioni, nel giro di dieci giorni sono stati denunciati almeno cinquanta attacchi provenienti dai sostenitori di Bolsonaro. Questa atmosfera e le minacce di morte hanno spinto Jean Wyllys a lasciare il Brasile.
Nell'immagine: murales dello street artist italiano Alessio Bolognesi realizzato nel quartiere Krasnodar di Ferrara (maggio 2018). Qui un video che documenta la realizzazione dell'opera.
[Alt Text: ritratto di Marielle Franco dipinto sulla facciata laterale di un condominio. Il ritratto è basato su una foto personale di Marielle, scattata al mare, in cui indica, sorridente, la scritta "Não é não!" ("No è no!") tatuata sul braccio.]
Parliamo un po' di diritti riproduttivi.
In Brasile al momento l'aborto è un crimine che viene punito con una condanna da uno a tre anni per la persona che abortisce e da uno a quattro anni per chi l'aiuta. Tuttavia, la legge garantisce il diritto all'aborto legale e sicuro in alcuni casi: se il ceto è anencefalico, se la gravidanza comporta gravi rischi per la gestante, se la gestante è vittima di stupro. Inoltre è possibile uscire dal paese per abortire dove è legale farlo, come in Uruguay. Sebbene l'aborto sia un crimine si stima che ogni anno ci siano un milione di aborti clandestini. Più di 250.000 donne devono poi essere ricoverate in seguito all'intervento, e 5000 di loro arrivano in ospedale in gravi condizioni. Dal 2000 al 2018 sono morte più di 2000 donne proprio per complicazioni derivanti da un aborto clandestino.
Il Brasile è uno dei paesi con il più alto tasso di violenza di genere; in che maniera questa violenza si propaga in termini di classe sociale e colore della pelle? Ci sono, secondo voi, pratiche di difesa utili per proteggere le donne? E quali metodi e strumenti adoperate voi per proteggervi quotidianamente?
Ogni anno viene pubblicato dal Brazilian Forum of Public Security e dall’Institute of Applied Economic Research, sulla base di dati pubblici, il Violence Atlas. Lo studio pubblicato nel 2018, che raccoglie i dati più recenti, a partire dal 2016, ha indicato che l’omicidio nei confronti di persone nere sia cresciuto del 23,1% negli ultimi dieci anni, e del 6.8% nei confronti della popolazione non nera. Questo studio ha inoltre rivelato che la polizia dello stato federale di Rio de Janeiro è quella responsabile del maggior numero di omicidi: nel 2016, 538 persone sono state assassinate da parte delle forze di polizia. Anche il femminicidio è una questione di sicurezza pubblica: nella regione di São Paulo, nel 2018, c’è stato un incremento pari al 26,6% rispetto al 2017. Nella sola prima settimana del 2019, sono stati già registrati 5 casi di femminicidio. Noi riteniamo che la maniera migliore di proteggerci sia accompagnarci con altre donne e imparare metodi di difesa personale.
Ci consigliate buone pubblicazioni e piattaforme dove possiamo informarci sugli avvenimenti brasiliani?
Geledés, Blogueiras Negras, CMI Brasil, Agência Pública, Ponte Jornalismo,
Mídia Ninja (anche su Instagram), El País Brasil. Profili da seguire su Instagram: Djamila Ribeiro, Sabrina Fernandes (anche il suo canale YouTube, Tese Onze, è fenomenale, e la gran parte dei video sono sottotitolati da volontari!), Samia Bomfim, Spartakus (anche su YouTube). Segnaliamo anche l'ottima piattaforma UOL Tab, che pubblica articoli ben documentati sulla politica brasiliana, ma offre anche un'ampia varietà di contenuti.
Nell'immagine: l'artista brasiliana Panmela Castro davanti al murales dedicato a Marielle Franco realizzato per il Stedelijk Museum di Amsterdam (marzo 2019). Qui un video che documenta la realizzazione dell'opera.
[Alt Text: Panmela Castro posa davanti al murales che ha realizzato sulla vetrata del Stedelijk Museum di Amsterdam. L'opera rappresenta due volti di donna sovrapposti, accompagnati dalla scritta "One year with no answer! Marielle Franco".]
Chiudiamo questo secondo numero speciale rinnovando l'invito a scriverci per raccontarci il tuo 8 marzo, che tu abbia partecipato allo sciopero manifestando in piazza o adottando altre forme, o se al contrario non hai potuto rinunciare all'essere presente sul posto di lavoro e/o effettuare incarichi di cura. Continueremo a parlare di sciopero e agitazione permanente nel prossimo numero "regolare", il 31 marzo.
Un abbraccio!
Francesca, Gloria e Marzia