La ghinea di luglio
Il quarto numero di Ghinea ci stava quasi esplodendo tra le mani, tante sono le cose di cui sentiamo sia importante parlare. Si comincia con una riflessione sulla citazione come pratica femminista e poi si comincia a girare per il mondo, come speriamo stia facendo anche tu in questi giorni canicolari. Ci sono molti corpi in piazza dalle Filippine all'Uganda al Cile, c'è una nuova accademia delle donne che ci racconta come si fa la resistenza in una zona flagellata dalla guerra, c'è il pasticciaccio brutto dell'ultimo consiglio comunale veronese, letture storiche, podcast, molte foto che speriamo ti piaceranno (a noi da morire)... e come sempre una bellissima poesia. Buona lettura!
Citation is how we acknowledge our debt to those who came before; those who helped us find our way when the way was obscured because we deviated from the paths we were told to follow.
La citazione è il modo in cui riconosciamo il nostro debito nei confronti di chi è venuto prima, di chi ci ha aiutato a trovare la direzione quando la via sembrava buia, perché avevamo lasciato i sentieri che ci avevano detto di seguire.
Ahmed, Sara. Living a Feminist Life. Duke University Press Books, 2017.
Attraverso la citazione e il riconoscimento del lavoro delle altre persone, e in particolare di coloro che appartengono ai margini della rappresentazione, possiamo creare una nuova forma di resistenza e di conoscenza. Come suggerisce Sara Ahmed, sia in ambito accademico che di vita, scegliere le proprie fonti e tramandarle con intelligenza serve a forzare i limiti imposti alle comunità altrimenti silenziate. La tendenza generale contemporanea vede la gran parte delle persone reclamare una consapevolmente falsa originalità, ignorando invece l’importanza di una storicizzata genealogia delle idee che andrebbe condivisa per ricreare una più fedele memoria collettiva. Si rivela dunque fondamentale operare in una direzione diversa da quella più frequentemente adottata, dai singoli come dalle aziende, di mascherare l'origine di un'idea o un servizio per appropriarsene economicamente e culturalmente.
Se la pratica femminista di riconoscere e tributare a chi dovuto può essere una soluzione capace di prendere piede, molte icone femministe hanno però subito questa prevaricazione. Eclatante è il caso di Flavia Dzodan alla quale solo poche persone sono capaci di associare la brillante citazione: "My feminism will be intersectional or it will be bullshit". Ma a discutere i termini di capitalizzazione di terzi sul suo lavoro e sull'operazione di cancellazione della sua persona è la stessa autrice in questo articolo che offre l'unico punto di vista davvero rilevante sulla questione.
A marzo 2018 Ann Friedman e Aminatou Sow hanno raccontato, nella puntata Millennial Pinkwashing del loro podcast Call Your Girlfriend, la contesa che le ha viste coinvolte con il brand cosmetico Mary Kay, il quale in una serie di sponsored posts su IG ha appropriato il concetto di "Shine Theory" senza attribuirne la fonte a Friedman e Sow (detentrici del marchio registrato). "Sembra che esista questo sottofondo per cui non importa quale sia il medium utilizzato dai creativi, se condividono il loro lavoro su internet è cosa di poco conto. Ma l’appropriarsi del lavoro altrui è qualcosa di molto offensivo, e spacciarlo per proprio è davvero predatorio" dice Sow. Il problema, spiegano Friedman e Sow, non è che un’idea filo-femminista come "Shine Theory" - l’impegnarsi a collaborare con donne di talento invece che combatterle, temerle o invidiarle - stia permeando il linguaggio corrente, ma piuttosto che un’azienda senza un'agenda etica trasparente se ne impossessi per incrementare visibilità e utili.
Per Friedman e Sow c’è stata una soluzione positiva - la casa cosmetica pare abbia immediatamente porto scuse ufficiali, rimosso il content incriminato e offerto una donazione ad una fondazione benefica indicata da Friedman e Sow - ma indubbiamente legata alla loro avvedutezza e dimestichezza con la materia legale. Loro stesse sottolineano quanto la proprietà legale relativa alla cultura digitale sia un territorio pressoché inesplorato, dove questioni di eticità di consumo e condivisione faticano ad attecchire. L’assenza di buone pratiche riguardanti la citazione delle fonti all’origine di meme, vine, post virali e materiale digitale "gratuito" che risuona e si ricalca nella cultura dell’internet, impedisce ai creativi - soprattutto quando sono giovani e di colore - di trarre alcun profitto dalle loro idee, sulle quale invece monetizzeranno marchi e aziende inattaccabili.
Agatha Christie fa surf a Las Palmas, Gran Canaria, 1927
A partire dalla prima settimana di Giugno, Londra ha dedicato diversi momenti alla celebrazione della comunità LGBTQ+ culminata nella Pride Parade del 7 Luglio. Alla testa del corteo però, anziché felici e orgogliosi rappresentanti di una comunità varia e inclusiva, si trovava un gruppo di 8 cis-donne lesbiche (presto rinominate Hateful Eights) ferme nelle loro posizioni transfobiche. Guadagnata la testa del corteo, il gruppo di TERF (femministe radicali la cui posizione è pericolosamente allineata con movimenti di estrema destra e di conservatori cristiani) si è stesa in terra impedendo l'immediato svolgimento del Pride, molestando verbalmente le persone presenti con cori e cartelli esplicitamente denigratori e violenti. L'intervento da parte del movimento ufficiale del London Pride è stato minimo e fortemente criticato da tutte le persone presenti e dalle associazioni come Stonewall (a sostegno della memoria degli avvenimenti che al Pride Day hanno dato vita: le rivolte di Stonewall). Anche online l'hashtag che raccoglie l'odio di queste attiviste (#gettheLout) è stato fronteggiato con innumerevoli messaggi di inclusione e sostegno dei diritti delle persone trans (#LwiththeT) da parte delle lesbiche che assolutamente rifiutano che un gruppo di TERF si faccia portavoce di una comunità intera. Lo scontro e la visibilità disperatamente ricercate dalle rappresentanti di questo gruppo non inclusivo avvengono, certo non a caso, in concomitanza con la consultazione sul Gender Recognition Act 2004, attraverso la quale i gruppi trans&nonbinary inclusive sperano di riuscire a rendere la procedura legale meno lunga, costosa, e difficile. Le difficoltà e gli ostacoli burocratici minano spesso l'autodeterminazione delle persone transessuali, come discusso nel Transfeminist Manifesto (recentemente tradotto in lingua italiana) insieme ad altri punti di rilievo per un femminismo inclusivo che celebri le diversità come punti di forza e alternative al patriarcato eterosessista.
interno della copertina dell'album "For the Roses" di Joni Mitchell, 1972
Allez les bleues! Il primo luglio il Panthéon francese ha accolto la salma di Simone Veil, superstite dell'Olocausto e ministra della sanità che negli anni '70 ha aperto la strada alla legalizzazione dell'aborto in Francia. Veil è la prima donna ad essere stata panthéonisée per meriti propri, non in quando moglie-di.
Alcune note sul montaggio di Mad Max: Fury Road.
"Eppure, nonostante il quadro preoccupante, gli uomini guariscono. Iniziano a guarire quando riusciamo sia ad accoglierli che a renderli responsabili delle loro azioni": lo psicoterapeuta americano Avi Klein racconta che cosa rivelano del movimento #metoo gli uomini in terapia. "La vergogna è un’arma emotiva che permette all'atteggiamento patriarcale di prosperare. La paura della demascolinizzazione induce gli uomini a razionalizzare comportamenti terribili. Questo genere di vergogna tossica è in aperto contrasto con la vergogna fisiologica di cui tutti abbiamo bisogno per riconoscere i nostri errori e assumercene la responsabilità."
Nelle Filippine c'è stata una corposa manifestazione contro il presidente Rodrigo Duterte, e per la prima volta è stata una manifestazione di donne che ne hanno abbastanza del suo sessismo e della sua misoginia. Questo articolo fornisce un orrorifico compendio delle uscite (purtroppo non solo verbali) del presidente e ce n'è davvero abbastanza per scendere in piazza. Vale la pena notare che l'aperta misoginia di Duterte è solo un elemento della sua leadership ma è perfettamente coerente con tutti gli altri: nella sanguinosa guerra alla droga che tuttora va avanti, per esempio, Duterte ha permesso che le sue forze di polizia uccidessero migliaia e migliaia di persone, senza processo, disarmate, magari semplici sospetti. Human Rights Watch ha denunciato questi abusi e dichiarato senza mezzi termini che si tratta di omicidi extragiudiziali attuati prevalentemente nelle zone più povere e depresse del paese. Tanta aggressività è accompagnata e sostenuta da una retorica altrettanto odiosa (Duterte si è famosamente paragonato a Hitler).
E a proposito di legami tra guerra alle donne e simpatie per l'estrema destra, pochi giorni fa a Verona il consiglio comunale e ha discusso una mozione riguardante la prevenzione dell'aborto e il sostegno alla maternità. Wired spiega molto bene di che cosa si tratta, e noi aggiungiamo che è una vicenda da tenere d'occhio anche perché l'attuale ministro per la famiglia e le disabilità Lorenzo Fontana è stato vicesindaco proprio a Verona, ma c'è un episodio per nulla marginale: le attiviste di Non Una Di Meno erano lì per protestare e sono state accolte con un orgoglioso saluto romano.
Attiviste di NUDM in abbigliamento tratto da The Handmaid's Tale di Margaret Atwood
Donne in piazza anche a Santiago: ispirate dall'esempio delle sorelle argentine che ti abbiamo raccontato nella Ghinea di giugno, le cilene hanno richiesto a gran voce di espandere la legislazione sull'aborto in favore della libera scelta e della tutela delle donne. Quale sia la resistenza culturale a queste rivendicazioni ce lo segnalano due indicatori: il primo è che fino allo scorso anno l'aborto in Cile era illegale in ogni circostanza, il secondo è che tre manifestanti sono state aggredite e accoltellate.
E se leggi lo spagnolo, dai un'occhiata anche a questa intervista a Godiva Akullo, attivista ugandese e organizzatrice della Marcia delle Donne contro la violenza di genere. Il paese ha un'emergenza femminicidi e le attiviste accusano le autorità di non affrontarla con il dovuto impegno. Per tutta risposta la polizia ha tentato di bloccare la manifestazione adducendo motivi di sicurezza, ed è dovuto intervenire il ministro degli interni per far sì che si svolgesse.
Letture da spiaggia #1: la serie Queens of Infamy che la storica canadese Anne Thériault sta scrivendo per Longreads. Nelle puntate precedenti si parla di Anna Bolena, Giovanna I di Napoli ed Eleonora d’Aquitania. Prossimamente: Caterina de Medici (eletta con sondaggio via Twitter). Altri pezzi di Thériault: The Real Reason Women Love Witches e A Frank Feminist Talk with a Devout Catholic Nun.
Descrivere la sindrome premestruale, parlare di menopausa.
Letture da spiaggia #2: una piccola introduzione all'opera di Fabrizia Ramondinoe una piccola intervista a Elsa Lester.
Antonia Pozzi al rifugio Principe di Piemonte, 1934
Simone de Beauvoir, alpinista.
A Kobane ha aperto i battenti l'Accademia delle donne, uno spazio promosso dall'organizzazione Ponte Donna e finanziato dalla chiesa valdese. Uno dei pilastri politici della rivoluzione del Rojava, come raccontato da Zerocalcare in Kobane calling, è il rovesciamento dell'oppressione femminile a opera del regime di Assad e la conseguente emancipazione delle donne: per questa ragione, nelle zone controllate dall'YPG, le decisioni e i ruoli di potere sono ben distribuiti tra uomini e donne, nessuna può essere costretta al matrimonio e non esistono spose bambine. Per non parlare dell'YPJ, milizia formata da sole donnedesiderose di proteggere se stesse e le loro sorelle dagli assalti dell'ISIS oltre che di prendere parte attiva alla resistenza curda (qui un documentario di un'ora sulla loro storia e la loro organizzazione). E non si tratta di una formazione marginale, bensì del 35% delle forze armate curde che si è già dimostrato decisivo in battaglie come quella di Kobane. Vuoi saperne di più? Leggi questo.
Sono già tutte disponibili in podcast le puntate della seconda stagione di Les Savantes, programma estivo di France Inter condotto da Lauren Bastide. Donne che lavorano nell'accademia, professoresse e ricercatrici, sia strutturate che indipendenti, a livelli diversi della loro carriera e impegnate in campi diversissimi: con la guida di Bastide ripercorrono la loro storia di vita e di ricerca, lasciando spazio anche a momenti di preziosa divulgazione scientifica. Noi abbiamo ascoltato la matematica Nicole El Karoui, l'archeologa della preistoria Marylène Paton-Mathis, la storica del femminismo Bibia Pavard e la romanziera e sociologa della letteratura Kaoutar Harchi, la sociologa Isabelle Villa, specialista di problematiche legate all’handicap, e la sinologa Anne Cheng. In futuro torneremo a parlare del lavoro di podcasteuse di Luren Bastide, nel frattempo, per farsi un’idea del personaggio, un’intervista in cui riescono a farla piangere, una in cui riescono ad infastidirla e una in cui le chiedono di fare il punto sullo stato attuale del femminismo in Francia.
Letture da spiaggia #3: il numero 46 di Lady Science, mensile online dedicato a “donne, storia, scienza”. Tre articoli sulla storia del dolore femminile, anemia ipocromica o “malattia delle vergini”, e la rappresentazione del trauma bellico, yay!
È iniziata la seconda stagione di Internetting with Amanda Hess, il...video reportage? Podcast visuale? del New York Times in cui Amanda Hess decostruisce significati, storia, idoli e cospirazioni che fanno parte della cultura dell'internet. Puoi leggere il suo editoriale qui e recuperare la prima stagione qui. E per restare in tema, dove sono le donne che hanno contribuito a costruire l'internet?
Una stilosissima Elsa Morante. Confidiamo che quella gonna sia provvista di ampie tasche.
DICONO DI NOI
Alessia Ragno ci ha intervistate per Cosebelle Magazine ed è una lunga chiacchierata in cui raccontiamo come mai abbiamo sentito il bisogno di creare Ghinea e com'è il femminismo che ci piace. Ci sono anche tre consigli di lettura.
UNA POESIA
Anne Sexton ha spesso fatto della sua poesia un luogo di celebrazione del corpo, primo tra tutti il suo che era distinto da caratteristiche biologiche percepite come determinanti. La piacevole violenza del sangue mestruale, la celebrazione dell'utero anche perduta la funzione riproduttiva, il seno prorompente che la fa grande prima del tempo agli occhi addirittura del padre. In particolare in questa poesia, Sexton si sottrae agli amanti e alle amanti e si riappropria completamente del proprio corpo, per poi offrirne l'esperienza in versi estremamente grafici a chi legge.
The Ballad of the Lonely Masturbator
The end of the affair is always death.
She's my workshop. Slippery eye,
out of the tribe of myself my breath
finds you gone. I horrify
those who stand by. I am fed.
At night, alone, I marry the bed.
Finger to finger, now she's mine.
She's not too far. She's my encounter.
I beat her like a bell. I recline
in the bower where you used to mount her.
You borrowed me on the flowered spread.
At night, alone, I marry the bed.
Take for instance this night, my love,
that every single couple puts together
with a joint overturning, beneath, above,
the abundant two on sponge and feather,
kneeling and pushing, head to head.
At night alone, I marry the bed.
I break out of my body this way,
an annoying miracle. Could I
put the dream market on display?
I am spread out. I crucify.
My little plum is what you said.
At night, alone, I marry the bed.
Then my black-eyed rival came.
The lady of water, rising on the beach,
a piano at her fingertips, shame
on her lips and a flute's speech.
And I was the knock-kneed broom instead.
At night alone I marry the bed.
She took you the way a woman takes
a bargain dress off the rack
and I broke the way a stone breaks.
I give back your books and fishing tack.
Today's paper says that you are wed.
At night, alone, I marry the bed.
The boys and girls are one tonight.
They unbutton blouses. They unzip flies.
They take off shoes. They turn off the light.
The glimmering creatures are full of lies.
They are eating each other. They are overfed.
At night, alone, I marry the bed.
UNA CANZONE
Il nome esteso è Karin Elisabeth Dreijer Andersson ma la si conosce nel campo musicale con lo pseudonimo di Fever Ray, ovvero la metà donna del duo Knife. È tornata a inneggiare al femminismo queer e post-umano dopo otto anni di silenzio, nel 2017, con il disco Plunge. Le influenze tematiche sono fortemente contemporanee e politiche, quelle musicali incorporano elementi apparentemente distanti nell'esecuzione elettronica svedese. To The Moon and Back inscena una rinascita che fonda la sua essenza sulla sovversione e la perversione, centralizzando episodi BDSM nella cornice di un tea party lontano dalle pratiche convenzionali di corteggiamento di cui si beffava già Jane Austen.
UN FILM
Les plages d'Agnès di Agnès Varda (2008)
Documentario autobiografico del 2008, in cui Agnès Varda ritorna sui luoghi che hanno fatto da sfondo alla sua vita e ai suoi set, esplorando il suo rapporto particolare con le spiagge e il mare. Varda ripercorre le storie e gli affetti che l’hanno formata, mescolandoli ai titoli fondamentali della sua carriera: luoghi come l’isola di Noirmoutier dove è ambientato Les Creatures (1966), o la spiaggia deserta da cui inizia il vagabondaggio della protagonista senza nome “che veniva dal mare” di Sans toit ni loi (1985). Varda rende omaggio alla comunità di pescatori di Sète che aveva partecipato al suo primo film, La Pointe Courte (1955), ripensa alla spiaggia su cui si affaccia la scrivania di Émilie in Documenteur (1981), o quella su cui è stata scattata la fotografia al centro del suo corto Ulysses (1982). Un ripasso, sebbene alle volte sdolcinato, che illumina punti di contatto inediti tra i lavori più noti e meno celebri della cineasta, e rivela retroscena della produzione dei suoi film. Non solo spiagge naturali, Varda rivisita anche gli specchi d’acqua “domestici” a cui è affezionata, come la vasca “a forma di pera” della casa di famiglia a Bruxelles - dove ha trascorso l’infanzia prima della guerra - e la piscina “a forma di rene” della casa a Los Angeles, dove si era trasferita per seguire il marito, Jacques Demy, e ha girato i documentari Black Panthers (1968) e Mur Murs (1981).
UNA DONNA
Questo mese vogliamo ricordare Oksana Shachko a pochi giorni della sua morte, avvenuta a Parigi. Fondatrice del movimento di protesta Ucraino FEMEN(a partire dal 2008, con Anna Hutsol e Alexandra Shevchenko), Shachko risiedeva già dal 2013 permanentemente in Francia e aveva lasciato il suo ruolo di leader all'interno del gruppo femminista in maniera molto critica. La forma di attivismo promossa da Shachko è da investigarsi anche attraverso gli strumenti estetici della body performance art, e lei stessa si dedicava negli ultimi anni alla produzione artistica di irriverenti revisioni dell'iconografia ortodossa.
Lo scorso mese chiudevamo Ghinea parlando di tempi tristi e carichi di paure e siamo sicure che hai inteso al volo a che cosa ci stavamo riferendo. Questo mese scriviamo le ultime righe dopo aver letto di numerose aggressioni a danno di migranti o in generale persone non caucasiche e chissà di che cosa saremo costrette a parlare nel prossimo numero. Il motivo per cui ti scriviamo dell'Uganda o delle curde anche se viviamo in Italia è perché crediamo che la larghezza dello sguardo vada esercitata giorno dopo giorno, osservando l'altro, ascoltando le sue storie, rinunciando ai pregiudizi di cui ci rendiamo conto e imparando a decostruire quelli a cui non abbiamo fatto ancora caso, e soprattutto togliendoci dal centro (per quanto ci è possibile, essendo tutte e tre donne bianche che vivono nel primo mondo) perché non siamo al centro, non abbiamo un diritto innato a stare al centro e chi ci dice il contrario ci sta mentendo per calcolo o per profitto. Educhiamoci, rispettiamoci, siamo umili. Cerchiamo di voler bene alle persone che ci stanno insegnando a odiare. Altri modi per disattivare le campagne d'odio non ci vengono in mente. A te?
Francesca, Gloria e Marzia