La ghinea di aprile
Siamo emozionatissime per il primo numero di Ghinea! Ogni mese ti manderemo un pacchetto di storie che ci sono piaciute e che secondo noi (ma noi chi? Francesca, Gloria e Marzia) piaceranno anche a te. Questo mese iniziamo con un reportage piuttosto crudo ma molto importante e poi atterriamo su un'intervista esagerata alle Spice Girls, ci facciamo raccontare Elle da una delle lingue (e dei cervelli!) più affilati in circolazione e ti regaliamo una poesia che sa di pioggia e di buio. Buona lettura!
Uno dei maggiori rischi a cui sono sottoposte le persone in regime di detenzione è l'abuso sessuale, tanto più se queste persone sono migranti: è molto facile ricattare e minacciare chi non ha diritti da far valere. In questa lunga inchiesta pubblicata su The Intercept, Alice Speri fa emergere la violenza sistemica nei centri statunitensi per migranti. Gli uomini e le donne che subiscono soprusi hanno paura di denunciare, specialmente perché buona parte di questi soprusi è perpetrato da agenti della United States Immigration and Customs Enforcement (ICE), l'agenzia che si occupa di frontiere e immigrazione, e quando denunciano fanno fatica a ottenere giustizia.
Chi ha letto e amato Perché non sono femminista di Jessa Crispin non può perdersi il suo podcast, Public Intellectual. In queste settimane sta analizzando le filmografie di David Fincher e Paul Verhoeven e un anno dall'uscita si sofferma sul controverso Elle, il cui approccio coraggioso e non stereotipato verso il racconto dello stupro ha suscitato diffidenze e critiche maschili.
Quanto ci mancano le Spice Girls? Tanto. Il Guardian ha ripescato dagli archivi quella volta in cui mandò Kathy Acker a intervistarle. Era il 1997 e le Spice Girls erano al massimo della loro popolarità: ne uscì una chiacchierata tra ragazze sui sentimenti, le aspirazioni, la difficoltà di muoversi e di sfondare in un'industria così strettamente regolata come quella della musica pop e anche questioni più ampie come le manifestazioni del razzismo nel Regno Unito o l'eredità di Margaret Thatcher. Niente a che vedere con la tipica intervista sempre uguale che si confeziona per un gruppo pop, insomma.
Xiaomi, attivista cinese, scrive su Aprilmag cosa significa essere femminista nel Celeste Impero, spaziando dalle esplosioni di mascolinità violenta che ha dovuto affrontare da adolescente trans alle lotte, questa volta non più solitarie, contro l'abuso e la disuguaglianza all'interno dell'università. Oltre che con una solida struttura patriarcale, le femministe cinesi devono fare i conti anche con la censura dei canali digitali (che rallenta la comunicazione e l'organizzazione di eventi e lotte) e più in generale con la repressione mirata delle autorità (ecco un esempio fra tanti).
Uno splendido caso di empowerment attraverso la parola scritta. Dianca London racconta su Electric Literature come Audre Lorde l'abbia aiutata a ritrovare sicurezza in se stessa e nell'esprimere le proprie opinioni in un corso sulla scrittura femminile, attivamente presidiato da donne bianche un po' troppo assorbite nella propria esperienza e inclini a mettere a tacere quelle delle altre (nel nostro caso, quella di una donna nera). Le parole di Lorde che hanno acceso la magia sono state queste: «I have come to believe over and over again that what is most important to me must be spoken, made verbal, and shared, even at the risk of having it bruised or misunderstood». Se volete vedere che effetto fanno a voi, cominciate da qui. E se pensate che non ce ne sia bisogno, ricredetevi qui.
FATTO DA NOI
Gloria ha scritto un articolo su Hoda Katebi, una fashion blogger statunitense di origine iraniana. Hoda è una di quelle donne che piace a noi: sicura di sé, poco disposta a farsi mettere le parole in bocca e con tanta voglia di spaccare il mondo. Potete leggere il suo ritratto sul canale Medium di inutile.
La scrittrice Sally Rooney è stata addirittura paragonata a Jane Austen, un'altra delle nostre donne preferite. Francesca è stata ospite di minima&moralia per raccontare Parlarne fra amici e per esplorare i modi e la legittimità di questo paragone.
UN FILM
4 luni, 3 săptămâni și 2 zile (4 mesi, 3 settimane, 2 giorni), di Cristian Mungiu (2007)
Un film di preparativi dell’ultimo minuto, valigie e chiamate telefoniche, oltre che, fatalmente, dimenticanze, imprevisti e impegni che si sovrappongono. L’ansia cresce esponenziale, fino al ritornello di una canzona triste, și m-am îndrăgostit de tine, che colma i buchi della conversazione e calma la paura. Ecco il trailer.
UNA POESIA
In Between Days di Ruman Munadair
In between the days
I am waiting
for the rain to stop,
the fruit in my kitchen ripens,
then rots. While the clothes
in my wardrobe
wait for me to lose
weight. The novel
inside me waits, while I
try to unblock
my fear. The womb
waits to be filled.
My insomniac self waits
for sleep to come.
In between days
waiting,
buses arrive,
planes take off;
summer comes and fades.
Raman Mundair è poetessa, scrittrice e artista. Nata in India, è cresciuta in Inghilterra e attualmente risiede in Scozia. Scrive in inglese con varie incursioni linguistiche (Punjabi, Hindi, Urdu e Shetland). Tra i temi investigati: il corpo come elemento politico, l'esperienza umana e di scrittura post-coloniale.
UNA CANZONE
PYNK di Janelle Monaé
Janelle Monaé è una cantante, attrice, produttrice musicale, scrittrice e soprattutto una "queer black woman in America". Monaé si concentra su questa autodefinizione nel nuovo album concettuale (Dirty Computers) e nell'intervista rilasciata a RS dichiara: “I want young girls, young boys, nonbinary, gay, straight, queer people who are having a hard time dealing with their sexuality, dealing with feeling ostracized or bullied for just being their unique selves, to know that I see you. This album is for you. Be proud.” Guarda che bello il video di PYNK.
UNA DONNA
Questo mese giochiamo in casa. Per celebrare la Liberazione ricordiamo Carla Capponi, nome da resistente partigiana: l'inglesina. I compagni del GAP le negavano l'uso delle armi, lei rubò una pistola a un GNR distratto sul bus. La sua memorabile storia la racconta lei stessa nel suo libro: Con cuore di donna.
... e un finale più dolce del ricordo della Resistenza non lo riusciamo a trovare. Ci leggiamo il 31 maggio e speriamo di essere tantissimi e tantissime.
Francesca, Gloria e Marzia